Volando in alta quota nei voli transcontinentali può capitare di trovarsi tra oriente ed occidente nel momento in cui il sole tramonta da un lato ancora luminoso, ma dall’altra parte è già notte buia. Gli adulti di oggi si trovano proprio in questa condizione esistenziale. I nostri figli, che sono i figli della nuova umanità nascente, appaiono culturalmente, geneticamente e psicologicamente così diversi dai nostri genitori che il divario fra nonni e nipoti fa spavento. Il cinquantenne di oggi è stato educato in un modo che non può essere assolutamente riproposto ai loro figli. Lo stesso accade per gli insegnanti, che non hanno più strumenti pedagogici adeguati all’enorme cambiamento in atto nella nuova umanità.

Possiamo dire che i giovani di oggi sono nati e sono cresciuti in un ambiente così stimolante che hanno sviluppato competenze analogiche impensabili fino a qualche decennio fa. La logica dei precetti e delle norme è per loro superata, i manuali sono per loro dei fastidiosi limiti alla conoscenza che per loro sgorga da dentro. L’inconscio emerge in modo esplosivo e pervade i sistemi sociali, disgregandoli o destabilizzandoli. Essi sono il frutto in maturazione di una rapida evoluzione dell’umanità.

Pensare di imporre loro norme senza spiegarle, senza un dialogo e senza ricerca di condivisione, è follia pura. Possono fare finta di adattarsi e darci modo di credere che acconsentiranno, ma poi sono essi stessi a costruire la loro dinamica sociale. In fondo sono capaci di un amore più grande del nostro nel momento in cui, anziché andare contro gli educatori in un’inutile ribellione senza scopo, investono le loro risorse e si sperimentano in un contatto continuo con i loro coetanei e col mondo, mediante i mezzi telematici continuamente a loro disposizione.

Noi adulti, cresciti fino a pochi decenni fa in una dinamica controllata e senza scampo, rischiamo di rimanere oggi senza strumenti validi per una società così diversa da quella che ci è stata “insegnata”. Sembra che una dimensione profonda dell’uomo stia prendendo il suo spazio nella vita della terra al di là di qualsiasi condizionamento culturale.

E’ partendo da queste premesse che possiamo ora parlare di bullismo, un fenomeno che non nasce adesso ma che oggi può trovare una nuova chiave di lettura. Le prevaricazioni dell’uomo sull’uomo sono antiche quanto l’uomo stesso, perché evidentemente parlano della necessità di mettere in piedi sistemi di controllo che hanno permesso all’umanità di esistere e di andare avanti. Fino ad un centinaio di anni fa l’umanità si reggeva, per la sua sopravvivenza, sui rigidi sistemi di controllo che rendevano l’individuo una semplice rotella di un sistema complesso: la sua volontà era un optional. Tutti coloro che emergevano individualmente, reclamando la loro verità, erano di enorme fastidio ai sistemi organizzati che puntualmente trovavano modo per esautorarli. Col crescere del benessere economico hanno cominciato ad essere sempre più possibili le ricerche personali di senso. Freud rappresenta il primo vero segnale di uno spartiacque della nuova umanità che inizia a “perdere tempo” da dedicare all’uomo semplicemente per capirsi, senza nessun apparente vantaggio materiale.

Pochi decenni di cambiamenti radicali dell’organizzazione di vita hanno coinciso con l’enorme ed impensabile sviluppo delle comunicazioni e dei social network. I nostri figli sono nati preparati ad affrontare la vita del futuro, complice un’evidente trasformazione genetica che, come sappiamo, non è un patrimonio statico ma dinamico ed in continua evoluzione. La capacità di continuo rimaneggiamento dei geni è oramai dimostrata e conferma le capacità nascenti della nuova umanità. Il patrimonio genetico, che in realtà più che un patrimonio è un matrimonio perfetto e paritario tra geni paterni e materni, realizza nel concreto il bisogno inconscio di complementarietà e parità con l’altro per trovare la piena realizzazione di vita.

Nel bullismo, così come in tutte le forme di prevaricazione, sia in ambiente familiare che lavorativo, abbiamo sempre la stessa dinamica. Sono presenti tre attori: un persecutore, una vittima, il gruppo. Il branco assiste inerme, passivo e complice allo stesso tempo, mentre si consuma l’orrenda dinamica dove un uomo può e riesce, da solo, a prevaricare un altro uomo.

Se guardiamo il fenomeno con odio e rabbia, se ci lasciamo andare al puro risentimento, così come è anche naturale e comprensibile che sia, non possiamo risolvere il problema. Siamo a quel punto noi stessi dei nuovi bulli, delle nuove vittime, dei nuovi osservatori passivi e complici. Ognuno giustifica se stesso in una dinamica perversa dove il male trionfa nel mettere l’uno contro l’altro in un “effetto domino” senza fine. Spero di non essere frainteso, ma il rischio è che, paradossalmente, coloro che dovrebbero garantire equità e giustizia diìventano loro stessi potenziali persecutori contro i cattivi che diventano vittime. Lo so che non è facile vedere un Preside, un Giudice, un Capo come un paradossale bullo legalizzato, lo so che non è facile vedere le sanzioni amministrative come inique tangenti legalizzate, lo so che non è facile vedere l’applicazione delle pene come aberranti prevaricazioni legalizzate, ma se ci pensate bene, è così. Il tutto condito da buona fede e giustizia apparente. Ma il palazzo di giustizia, che è il luogo della legalità estrema, finisce così per diventare, ahimè, il regno della immoralità e del disprezzo dell’uomo verso l’uomo nella misura in cui la verità giuridica non coincide mai con la verità dei fatti, quando assume il compito di risolvere un problema con la logica del diritto più che con la logica del cuore, ovvero senza quella giusta umanità che, sola, può farci sentire riconosciuti nel nostro bisogno di crescere e di capire.

E’ in questo contesto umano così troppo spesso cieco e sordo che ancora non riusciamo ad amare veramente. Eppure la storia si ripete, per darci sempre nuove opportunità. Duemila anni fa lo stesso episodio che vediamo con i nostri ragazzi: un bullo, ovvero il capo della chiesa del tempo (un uomo che crede di poter imporre la sua idea); una vittima, ovvero il Cristo (un uomo che esprime la sua unicità); il gruppo che assiste passivo e complice, ovvero l’umanità incapace di capire e di credere. E’ una ipotesi che può spiegare, è un’ipotesi psicospirituale.

I nostri figli hanno diritto alla nuova umanità per cui sono stati creati. Sono nati con il compito di traghettare la nuova umanità vero il cambiamento, verso il primato dell’amore, verso un nuovo mondo dove i Governi e le Istituzioni ancora troppo corrotte alla logica degli interessi e del potere lasceranno, nei prossimi decenni, il posto a sistemi organizzati sulla verità e l’equanimità. Il tentativo degli adulti di oggi di reprimere, pur inconsapevolmente ed in buona fede, la missione di vita dei nostri giovani, non ha nessuna possibilità di riuscita. L’insurrezione pacifica della nuova umanità è già in atto, noi possiamo solo accompagnarla dolcemente o partorirla dolorosamente. A ciascuno di noi la scelta.