Perché uno psichiatra che chiede ai suoi pazienti di cercare il senso della loro vita, di fermarsi ad ascoltare i propri bisogni autentici, di prendersi la responsabilità del proprio esistere, di smettere di parlare degli altri e di iniziare a riconoscere se stessi, di considerarsi già amati come figli di un Dio che non dimentica nessuno, di andare oltre tutte le convinzioni erronee e di tutte le illusioni, di scoprire il senso della propria nascita e della propria vita, di vedere una piena realizzazione di Sé nel contatto con ciò che si è veramente nel profondo della propria anima,

di abbandonare tutti gli idoli nei quali ci identifichiamo, di riconoscere la propria miseria ed i propri errori come un grazia

di sapere finalmente che nessun merito ci potrà fare conquistare la gioia e che la gioia vera la ritroviamo sempre e solo come un dono incondizionato, di vivere l’amore come unica via di guarigione da tutte le dipendenze, di aprire mediante il dialogo comunitario i grovigli simbiotici nei quali siamo immersi e trovare quindi così, tramite l’amore, la liberazione da tutte le schiavitù esistenziali, perché, mi chiedo, e chiedo a te, uno psichiatra che fa questo, risulta ad alcuni così scomodo?